Professionale non professionistica

Educazione, informazione e formazione per fare arte di strada. Milano dove sei?

Lo stato in cui versa l’arte di strada a Milano, soprattutto nel centro storico, credo sia giunto qualitativamente ai minimi termini,  L’asse centrale è preso d’assalto da ogni genere di urlatori e ballerini fuori tempo, tutti amplificati come se non ci fosse un domani e decine di imitatori di imitatori, tutti con lo stesso repertorio, tanta musica e pochissimo spazio per altre arti.


Abbiamo sempre difeso l’accesso di tutti allo spazio pubblico, alla libera espressione,  affermando che non può essere professionistica. Ma professionale sì. L’arte ha i propri canoni: estetici e contenutistici. Ma, anche se il concetto di arte come sintesi di forma e contenuto è stato sorpassato da fenomeni come l’astrattismo e l’informalità, non è di queste avanguardie che stiamo parlando. L’intonazione è fondamentale se si canta una canzonetta anche ai tempi dell’autotune. La danza si muove secondo canoni estetici e di linguaggio condivisi dai danzatori e dal pubblico, i rapper ne sono un esempio, altrimenti il ballerino sembra solo un povero matto. La ripetizione ossessiva dello stesso brano fuori tempo ti fa chiedere: “ma perché non ti iscrivi a una scuola?”


Professionalità vuol dire studio, applicazione, voglia di imparare e di arrivare magari un giorno a suonare e danzare come i propri idoli, i propri esempi, magari anche con loro. Professionalità è desiderio di crescita. La strada, lo ripeto e lo ripeterò fino all’ossessione, è formazione dell’artista e formazione del pubblico, ma va insegnata.


A Milano manca l’educazione. In primis dell’assessorato. Questo assessorato è veramente scarso e incompetente. Come può un assessorato alle politiche giovanili non porsi il problema dell’educazione?

Non c’è nulla che educhi all’arte di strada i nuovi arrivati, e infatti la strada si è riempita di maleducati, per giunta col permesso.


Grazie a un ottimo lavoro fatto dagli artisti romani che hanno tradotto in italiano il libretto che a Londra viene consegnato a tutti gli artisti, abbiamo pensato di consegnarne una copia all’assessorato per discuterne e, magari, pensare di fare una campagna di informazione. È successo mesi fa. Non li abbiamo più sentiti.


Nel frattempo hanno chiuso all’arte di strada durante il giorno tutto l’asse centrale che va da San Babila a Piazza Castello. Perché maleducati, di cui sopra, usano amplificazioni esagerate e i residenti si lamentano.


Grazie a un ottimo lavoro commissionato da FNAS già nel 2014, dieci anni fa, abbiamo consegnato loro uno studio sulla percezione del suono e dell’abbattimento dei decibel a distanze progressive. È successo mesi fa. Non li abbiamo più sentiti. 


Nel frattempo l’asse centrale è ancora chiuso. E molti artisti hanno visto ridursi ancora le possibilità di esibirsi in centro.


La scelta poi dell’assessorato per le politiche giovanili, a cui è demandata la gestione dell’arte di strada a Milano, di scegliere una società commerciale per gestire la piattaforma è stata un ulteriore schiaffo alla comprensione che l’arte di strada sia educazione, formazione, cultura. Questa società pensa solo al numero degli iscritti sempre più ampio, a promuovere i propri prodotti sulla piattaforma e a vendersi ad altri comuni citando Milano fra i propri clienti.


Purtroppo ci vorrebbe, da parte dell’assessorato, un passo indietro, un’assunzione di responsabilità, che dubitiamo fortemente arriverà.


Pare vogliano cambiare il regolamento. Ma prima di cambiare il regolamento non sarebbe meglio capire cos’è l’arte di strada?


E poi, siamo sicuri che serva un regolamento? E soprattutto un regolamento identico in tutta la città?


Facciamo qualche esempio. Il codice civile dice:


Il reato di disturbo della quiete pubblica quando un rumore che non rispetta la soglia di tollerabilità, fissata in 3,5 decibel dalla legge, disturba la quiete di un numero indefinito di persone e non un singolo cittadino.


Un phon acceso fa 80db, un aspirapolvere fra i 60 e gli 70. 


Un decreto sul lavoro stabilisce invece:


La legge [Articolo 189, Decreto legislativo n. 81 del 2008] stabilisce innanzitutto che, per evitare danni all'udito, il limite di esposizione quotidiana non può superare gli 87 decibel (dB) o i 140 dB di picco. Quindi il datore di lavoro deve fare tutto il possibile per evitare che nessun lavoratore sia esposto a rumori di questa intensità.


Quindi c’è già molta confusione sotto il cielo.


E poi ci sono le città che decidono:


“Milano - Ecco tutti i siti della città individuati e ritenuti idonei ad accogliere un numero determinato di eventi e manifestazioni musicali in deroga al limite normale di decibel (72 db): Stadio Meazza (10 eventi), Arena Civica (26 eventi) e Arco della Pace (10), Piazza Duomo (10), “Ottagono” Galleria (10)”


Quindi il numero dei decibel in una manifestazione musicale a Milano è di 72db che può essere innalzato con deroga. Poi però dobbiamo considerare che 


“Come scrive anche il Corriere della Sera, a Milano il livello medio dei decibel è pari a 65.31.”


Ovvero stando in una via mediamente affollata, mediamente trafficata, il livello medio dei decibel è quasi pari al livello massimo di una manifestazione musicale.


Non possiamo che tornare all’educazione. Sono un artista, so che il mio pubblico deve sentirmi nel raggio di 10/15 metri adeguo il mio volume a questo, al di là dei decibel che emetto. Così non disturbo i residenti e chi non mi vuole sentire. Se il vigile mi sente forte oltre i 15 metri mi fa abbassare (vedi studio FNAS di cui sopra). Tutto questo scritto sulla pagina del sito del comune e sulla brochure che mi è stata consegnata all’iscrizione. Se non rispetto queste regole, dopo che mi hanno avvertito, mi sanzionano con disturbo alla quiete pubblica. Starà a me poi dimostrare il contrario. Educazione e leggi che già esistono.


Quindi meno regolamenti, e più informazione. Meno regolamenti e più educazione. Se poi proprio si devono fare dei regolamenti per luoghi densamente utilizzati si facciano, ma si lascino libere tutte le altre zone e vie della città dove non servono. Anche perché questi regolamenti senza educazione hanno bisogno di qualcuno che li faccia rispettare e, come Milano insegna, questo qualcuno non c’è.


Lungi da me l’idea di criticare la Polizia Locale, anzi, solidarizzo. In centro a Milano incontrano: spacciatori, rapinatori, risse, ladruncoli, venditori abusivi di qualsiasi cosa, pazzi di ogni genere e grado. Perché mai dovrebbero mettersi a questionare con un “artista” maleducato in possesso anche di permesso rilasciato dal Comune?


In due anni questo assessorato ha distrutto il buon lavoro fatto in dieci anni di collaborazione. Ricordiamo che Stradarte era un sito che informava, c’era uno spazio per il dialogo, venivano pubblicate le notizie importanti, si mettevano annunci, segnalazioni, si era creata una comunità. Oggi abbiamo una inutile cosa molto colorata.


Noi speriamo sempre che l’assessorato rinsavisca, o cambi, perché amiamo l’arte di strada. Ciò che vogliamo è una seria politica di formazione, educazione e informazione sull’arte di strada. Speranze ne abbiamo poche perché, in questi anni, abbiamo avuto solo delusioni, poche risposte e perlopiù sbagliate. È triste parlare con chi non sa e non ascolta, ma forse è giunto il momento di farsi sentire più chiaramente.


Invitiamo tutti gli artisti che amano l’arte di strada all’assemblea che si terrà a Milano, Lunedì 11 novembre dalle ore 17.30 alle ore 19.30 presso il circolo Carminelli in via Archimede 13.

Professionale non professionistica
Duo Nebbia, Giuseppe Boron 23 ottobre 2024
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Promemoria da diffondere
Per tutti gli artisti di strada che praticano "a cappello" a Milano