Giuseppe Boron, presidente della Federazione Nazionale delle Arti in Strada: "Manca una legge nazionale, l'accoglienza varia giunta per giunta. Ristori miserrimi, e c'è chi ne è escluso".
di Sara Bellingeri
Traghettano emozioni, gioco, musica, frammenti di storie in un tempo che è quello del “qui e ora”, in un luogo che diventa metafora della vita pronta a scorrere: la strada.
Gli artisti di strada si distinguono per tante cose: fascino, immediatezza, impatto, relazione con il pubblico e anche tradizione, se pensiamo che già nell'antica Roma esistevano forme di regolamentazione riferite all'attività.
Parliamo di un ambito che presenta le caratteristiche di un prisma: le numerose sfaccettature non riguardano infatti soltanto le diverse tipologie di figure coinvolte, ma anche il differente modo di vivere e concepire questo ruolo. Artisti di strada possono essere infatti musicisti, mimi, danzatori, statue viventi, giocolieri, cantautori, donne e uomini con ampio range di età.
Occorre però partire da una premessa importante: “L'arte di strada è una pratica che qualsiasi cittadino ha diritto a mettere in atto utilizzando spazi pubblici per esprimersi artisticamente e in maniera civile: questo lo dice la Costituzione stessa”, fa chiarezza Giuseppe Boron, sassofonista, attore e performer nonché presidente della Federazione Nazionale delle Arti in Strada (FNAS).
Costituita nel 1999, ha come obiettivo proprio quello di rappresentare, promuovere e tutelare le diverse forme di arte e spettacolo dell'ambito.
All'interno di questo settore multiforme esiste una distinzione cardine tra artisti di strada “puri” e “ibridi”: “I cosiddetti ‘puri' sono coloro che hanno fatto questa scelta di vita in maniera esclusiva e sono per così dire in estinzione”, spiega il presidente di FNAS.
“Complessivamente in Italia ce ne saranno un migliaio, e il loro guadagno è rappresentato da ciò che le persone lasciano nel famoso cappello o cesto.
Tutti gli altri invece sono artisti di vario genere che includono l'attività in strada nel loro repertorio affiancandola a quella che realizzano ad esempio nei teatri, nei club, agli eventi, oppure alla formazione”.
L'arte di strada per chi lavora anche su altri fronti diventa così un supporto al reddito oltre che, prima di tutto, un prezioso canale di contatto diretto con il pubblico e un'opportunità per farsi conoscere. “La strada può essere una vetrina per trovare lavoro, ma non è così automatico”, avverte Boron. [...]