Arte di Strada e libertà di espressione

Arte di strada e libertà di espressione non sempre coincidono e, in questi lunghi anni, ho imparato a capire che non sono la stessa cosa. La libertà di espressione, sancita dalla costituzione, è un diritto che può prendere mille forme lontane da quella artistica. Perché l’arte è una forma, ha una forma. Cantare stonati può essere libertà espressiva, ma non è arte, l’arte è cantare intonati. Non si deve vietare a nessuno di cantare, sia esso intonato o stonato, ma se un luogo è adibito ad accogliere rappresentazioni di arte di strada, lì bisogna essere intonati. E questo deve valere per ballerini, giocolieri, mimi e qualsivoglia artista. Perché nell’arte la forma è parte del o è interamente il contenuto e arriva al pubblico proprio perché ha una maniera riconoscibile. 


Quando si parla di artisti di strada e di regolamenti di arte di strada quindi, si parla solo in parte di libera espressione. La libera espressione dell’artista viene costruita da un percorso artistico di preparazione, studio, prove, formazione culturale che dovrebbe essere ciò che l’amministrazione locale dovrebbe sostenere quando parla di valorizzazione dell’arte di strada, ovvero la crescita dell’artista attraverso l’esperienza con il pubblico e viceversa, ovvero la crescita del pubblico attraverso l’incontro con l’artista. Una riconoscibilità, al cui sostegno, dovrebbe tendere qualsiasi politica che voglia valorizzare la figura dell’artista di strada.


E per valorizzare maggiormente ogni aspetto nei regolamenti andrebbe tenuto in assoluto conto la particolarità che ogni luogo ha: come è fatto, chi lo abita, chi lo frequenta, chi ci lavora, i suoi ritmi. Di conseguenza non si possono regolamentare in maniera identica, a Milano, Piazza del Duomo e la piazzetta di Brera, il mercato di Papiniano e l’Iper di Grosotto. Ci sarebbe bisogno di più conoscenza, di più studio, di più competenza, di più ascolto di chi pratica l’arte di strada da parte della politica.


Una vera politica di valorizzazione non può non avere una forte connotazione educativa e formativa. Come praticare l’arte di strada va insegnato ai nuovi praticanti. Le amministrazioni non possono dimenticare questa parte. Ci devono essere, prima di passare al fare, sulle piattaforme, sui siti dei comuni, su quelli degli assessorati vademecum e tutorial che istruiscano i neofiti, giovani o meno, all’introduzione all’arte di strada. L’etica, il rispetto, l’importanza educativa e formativa vanno ricordati sempre. E invece passano messaggi fuorvianti inneggianti al successo e a mitici guadagni esentasse.


Considero la salvaguardia della libertà di espressione uno dei massimi diritti di cittadinanza, però l’artista è fragile. Ho visto tanti artisti bravissimi, nella mia vita, allontanarsi dalla strada perché hanno subito l’invasione delle amplificazioni esagerate, delle chiusure degli spazi e, ultimamente, questa, di cui la piattaforma di Milano è l’emblema, del siamo tutti artisti di strada e vinceremo il festival di Sanremo. Credo che riservare più spazi agli artisti che vogliono crescere e a quelli che hanno dimostrato di amare negli anni l’arte di strada in maniera etica, non sia un modo di negare spazi ad altri, ma di riconoscere valore sociale e culturale a chi realmente porta avanti questi principi.

Arte di Strada e libertà di espressione
Redazione FNAS 13 novembre 2024
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